(9 Pag - Formato Word), Letteratura italiana 窶� Chi conversa con grandi non si lasci levare a cavallo dalle carezze e demostrazione superficiale, con le quali loro fanno communemente balzare gli uomini come vogliono e affoganli nel favore; e quanto è piú difficile a difendersene, tanto piú debbi strignerti, e col tenere el capo fermo non ti lasciare levare leggiermente. Nel caso di sopra è meglio non essere de' piú confidenti del tiranno, perché non solo ti carezza, ma in molte cose fa manco a sicurtá teco che con li suoi. 33. Nondimanco non è da darsi come bestia in preda della fortuna, ma come uomo andare con la ragione; e chi è bene savio ha da contentarsi piú di essersi mosso con buono consiglio, ancora che lo effetto sia stato malo, che se in uno consiglio cattivo avessi avuto lo effetto buono. 96. Piace sanza dubio piú uno principe che abbia del prodigo che uno che abbia dello stretto; e pure doverrebbe essere le contrario, perché el prodigo è necessitato fare estorsione e rapine, lo stretto non toglie a nessuno; piú sono quelli che patiscono dalle gravezze del prodigo, che quelli che hanno beneficio dalla sua larghezza. 46. 16. Nega pure sempre quello che tu non vuoi che si sappia, o afferma quello tu vuoi che si creda; perché ancora che in contrario siano molti riscontri e quasi certezza, lo affermare o negare gagliardamente mette spesso a partito el cervello di chi ti ode. E io in mio particulare ho avuto insino a questi dí 3 di febbraio 1523 in molte cose bonissima fortuna, ma non l'ho avuto simile nelle mercatanzie, né anche negli onori che ho cercati di avere; perché quegli che non ho cercati mi sono corsi da loro medesimi drieto; ma quelli che ho cercati, è paruto che si discostino. 12. Se avete fallato, pensatela e misuratela bene innanzi che entriate in prigione; perché ancora che el caso fussi molto difficile a scoprire, è incredibile a quante cose pensa el giudice diligente e desideroso di ritrovarlo; e ogni minimo spiraglio è bastante a fare venire tutto in luce. Ricordi - Francesco Guicciardini 4 9. 124. 24. Si vede per esperienzia che quasi tutti quelli che sono stati ministri a acquistare grandezza a altri, in progresso di tempo restano seco in poco grado; la ragione si dice essere, perché avendo cognosciuto la sufficienzia sua, teme non possa uno giorno tôrgli quello che gli ha dato. Appunto di italiano che spiega brevemente il ricordo 161 facente parte dell'opera I Ricordi di Francesco Guicciardini. 159. 42. 69. Ma perniziosi sono quelli che appetiscono per fine suo la grandezza, perché chi la piglia per idolo non ha freno alcuno, né di giustizia, né di onestá, e farebbe uno piano di ogni cosa per condurvisi. La openione mia è, che chi ha imbasciadori prudenti ed integri, e che siano affezionati a sé, e dipendenti in modo che non abbino obietto di dependere da altri, faccia meglio acconciare la mente sua; ma quando el principe non si risolve che siano totalmente di questa qualitá, è manco pericoloso non si lasciare sempre intendere da loro, e fare che el fondamento di persuadere una cosa e altri sia el fare persuasione del medesimo nel proprio imbasciadore. Fa a proposito nostro che in Siena sia uno stato savio, quando noi siamo in termini che non possiamo sperare di soggiogarla; perché uno savio si intratterrá sempre volentieri con noi, né mai ará caro che in Toscana venga guerra, lasciandosi piú governare dalla ragione che trasportare dallo odio naturale che ci hanno. 93. 176. E quanta pazzia è giucare a uno giuoco che si possa perdere piú sanza comparazione che guadagnare; e quello che non importa forse manco, mutato che sia lo stato, ti oblighi a uno perpetuo tormento d'avere sempre a temere di nuova mutazione. Credono molti che uno savio, perché vede tutti e' pericoli, non possa essere animoso; io sono di opinione contraria, che non possa essere savio chi è timido, perché giá manca di giudicio chi stima el pericolo piú che non si debbe. La ragione di questa fallacia è, che negli uomini può ordinariamente molto piú la speranza che el timore; però facilmente non temono di quello che dovrebbero temere, e sperano quello che non doverebbono sperare. 110. 80. 108. Assai si vale chi ha buono giudicio di chi ha buono ingegno; molto piú che pel contrario. 129. 32. Vedesi lo esemplo in uno etico, che quando è giudicato essere allo estremo, vive ancora non solo dí, ma talvolta settimane e mesi; in una cittá che s'ha da vincere per assedio, dove le reliquie delle vettovaglie ingannano sempre la opinione di ognuno. Ho detto di sopra che non si assicurano gli stati per tagliare capi, perché piú presto multiplicano gli inimici, come si dice della idra; pure sono molti casi ne' quali cosí si legano gli stati col sangue, come gli edifici con la calcina. 94. 60. 33. Social ownership can be public, collective, cooperative, or of equity. (ïテや��®componente empirica).• PARTICULARE = ha 1 significato teorico(rinvia all’arte logica della distinsione), e 1 pratico-morale(ïテや��®impossibilità di superare la sfera individuale, ma cercare onore e utile nel privato. È grandissimo peso in Firenze avere figliuole femmine, perché con grandissima difficultá si collocano bene, e a non errare nel pigliarne partito, bisognerebbe misurare molto bene sé e la natura delle cose; el che diminuirebbe la difficultá, la quale spesso accresce el presummersi troppo di sé, o discorrere male la natura del caso. Le cose medesime che tentate in tempo sono facili a riuscire anzi caggiono quasi per loro medesime, tentate innanzi al tempo, non solo non riescono allora, ma ti tolgono ancora spesso quella facilitá che avevano di riuscire al tempo suo; però non correte furiosi alle cose, non le precipitate, aspettate la sua maturitá, la sua stagione. Riferimenti ai Ricordi. 106. Guardatevi da fare quelli piaceri agli uomini che non si possono fare sanza fare equale dispiacere a altri; perché chi è ingiuriato non dimentica, anzi reputa la ingiuria maggiore; chi è beneficato non se ne ricorda, o gli pare essere beneficato manco che non è; però presupposte le altre cose pari, se ne disavanza piú di gran lunga che non si avanza. 66. 122. SERIE PRIMA. Non crediate a costoro che predicano sí efficacemente la libertá, perché quasi tutti, anzi non è forse nessuno che non abbia l'obietto agli interessi peculiari, e la esperienzia mostra spesso, ed è certissimo, che se credessimo trovare in uno stato stretto migliore condizione, vi correrebbono per le poste. 17. La grandezza di stato è desiderata universalmente, perché tutto el bene che è in lei apparisce di fuora, el male sta drento occulto; el quale chi vedessi non arebbe forse tanta voglia, perché è piena sanza dubio di pericoli, di sospetti, di mille travagli e fatiche; ma quello che per avventura la fa desiderabile anche agli animi purgati, è lo appetito che ognuno ha di essere superiore agli altri uomini, atteso massime che in nessuna altra cosa ci possiamo assomigliare a Dio. 44. Innanzi al 1494 erano le guerre lunghe, le giornate non sanguinose, e' modi dello espugnare terre, lenti e difficili; e se bene erano giá in uso le artiglierie, si maneggiavano con sí poca attitudine che non offendevano molto; in modo che chi aveva uno stato era quasi impossibile lo perdessi. Non si possono fare le congiure sanza compagnia di altri, e però sono pericolosissime; perché essendo la piú parte degli uomini o imprudenti o cattivi, si corre troppo pericolo a accompagnarsi con persone di simile sorte. Aggiugnesi che per essere e' ministri del principe seculare o sudditi suoi o almeno beneficati di cose che sono nel suo dominio sono necessitati avergli sempre rispetto, o temergli e' loro ed e' successori; le quali ragione cessano ne' pontefici, perché, essendo communemente di brieve vita, non hanno molto tempo a fare uomini nuovi; non concorrono le ragione medesime di potersi fidare di quelli che sono stati apresso allo antecessore; sono e' ministri uomini di diversi paesi, non dependenti dal pontificato; sono beneficati di cose che sono fuori delle mani del principe e successori; non temono del nuovo pontefice, né hanno speranza di continuare el servizio suo con lui; in modo che è pericolo non siano piú infedeli e manco affezionati al servizio del padrone, che quelli che servono uno principe seculare. Però chi è in tale grado doverrebbe avvezzare sé e suoi ministri non solo a tacere le cose che è male che si sappino, ma ancora tutte quelle che non è utile che si publichino. 116. S. Alexander, New York, Macmillan Co., 1969, pp. Altri giudicano essere meglio non aprire loro se non quello che vogliono si persuada all'altro principe; el quale se vogliono ingannare, pare loro quasi necessario ingannare prima lo imbasciadore proprio, che è el mezzo e instrumento che l'ha a trattare e persuadere all'altro principe. 50. Se ne vede ogni dí tante esperienzie, che a me non pare che mai cosa alcuna si dicessi meglio. Ma non è forse manco perché quello tale, parendogli avere meritato assai, vuole piú che non se gli conviene; il che non gli sendo concesso, diventa mal contento; donde tra lui ed el principe nascono gli sdegni e le suspizione. 148. Quanto piú si pensano le cose, tanto piú si intendono e fanno meglio. 163. ïテや��®viene – la tensione etico-politica,con impronta utopistica di Machiavelli).STILE:Essenziale, asciutto, che punta tutto sulla forza precettistica della scrittura breve ed ellittica, sulle soluzioni icastiche e sull’efficacia persuasiva e prescrittiva dell’aforisma(=breve testo dal carattere sentenzioso).IDEOLOGIA:Rifiuta 1 forma del testo chiusa x addattarsi alla complessità del reale, x costruire 1 pensiero problematico fondato sul relativismo(la realtà va anlizzata da + pdv, nelle sue contraddizioni). 98. Ma laudo io quelli governatori che con fare poche severitá ed esecuzione sanno acquistare e conservare el nome del terribile. 95. E questa è la ragione che gli antichi savi e filosofi non laudorono piú che gli altri e' governi liberi; ma preposono quelli, ne' quali era meglio provisto alla conservazione delle legge e della giustizia. 4. Non mancate di fare le cose che vi diano riputazione, per desiderio di fare piacere e acquistare amici; perché a chi si mantiene o accresce la riputazione, corrono gli amici e le benivolenzie drieto; ma chi pretermette di fare quello che debbe, ne è stimato manco; e a chi manca la riputazione, mancano poi gli amici e la grazia. Esempio abundante è a chi se ne ricorda Bernardo Rucellai; e la medesima ragione ci debbe consigliare a temporeggiarci, e intrattenersi in modo con chi è capo di stato, che non abbia causa di averci per inimici o sospetti. 22. 23. El tiranno fa estrema diligenzia di scoprire lo animo tuo, cioè se ti contenti del suo stato, con considerare gli andamenti tuoi, con cercare di intenderlo da chi conversa teco, e col ragionare teco di varie cose, e proporre partiti, e dimandarti parere. Non potete avere maggiore virtú che tenere conto dell'onore; perché chi fa questo non teme e' pericoli, né fa mai cosa che sia brutta; però tenete fermo questo capo, e sará quasi impossibile che tutto non vi succeda bene: expertus loquor. A chi ha condizione nella patria e sia sotto uno tiranno sanguinoso e bestiale, si possono dare poche regole che siano buone, eccetto el tôrsi lo esilio. Non crediate a coloro che fanno professione d'avere lasciato le faccende e le grandezze volontariamente e per amore della quiete, perché quasi sempre ne è stata cagione o leggerezza o necessitá; però si vede per esperienzia che quasi tutti, come se gli offerisce uno spiraglio di potere tornare alla vita di prima, lasciata la tanto lodata quiete, vi si gettano con quella furia che fa el fuoco alle cose bene unte e secche. 64. È certo che non si tiene conto de' servizi fatti a' populi e agli universali, come di quegli che si fanno in particulare, perché toccando al commune, nessuno si tiene servito in proprio; però chi si affatica per e' populi e universitá, non speri che loro si affatichino per lui in uno suo pericolo o bisogno, o che per memoria del servizio lascino una sua commoditá. Non posso io, né so farmi bello, né darmi riputazione di quelle cose che in veritá non sono e tamen sarebbe piú utile fare el contrario; perché è incredibile quanto giova la riputazione e la opinione che hanno gli uomini che tu sia grande, perché con questo romore solo ti corrono drieto sanza che tu n'abbia a venire a cimento. 3. Non è la piú preziosa cosa degli amici, però, quando potete, non perdete la occasione del farne; perché gli uomini si riscontrano spesso, e gli amici giovano, e gli inimici nuocono in tempi e luoghi che non aresti mai aspettato. Ricordatevi di quello che altra volta ho detto, che questi ricordi non s'hanno a osservare indistintamente; ma in qualche caso particulare che ha ragione diversa, non sono buoni; e quali siano questi casi non si può comprendere con regola alcuna, né si truova libro che lo insegni, ma è necessario che questo lume ti dia prima la natura e poi la esperienzia. Sono varie le nature degli uomini: certi sperano tanto, che mettono per certo quello che non hanno; altri temono tanto, che mai sperano se non hanno in mano. 123. 44. Ne' discorsi dello stato ho veduto spesso errare chi fa giudicio; perché si esamina quello che ragionevolmente doverrebbe fare questo e quello principe, e non quello che fará secondo la natura e cervello suo; però chi vuole giudicare che fará, verbigrazia, el re di Francia, debbe avere piú rispetto a quale sia la natura e costume di uno franzese, che a quello che doverrebbe fare uno prudente. È difficile alla casa de' Medici potentissima e con dua papati conservare lo stato di Firenze molto piú che non fu a Cosimo privato cittadino; perché, oltre alla potenzia che fu in lui eccessiva, vi concorse la condizione de' tempi, avendo Cosimo avuto a combattere lo stato con la potenzia di pochi, sanza displicenzia dello universale, el quale non cognosceva la libertá; anzi in ogni quistione tra potenti, e in ogni mutazione, gli uomini mediocri e piú bassi acquistavano condizione. La dottrina accompagnata co' cervelli deboli, o non gli megliora o gli guasta; ma quando lo accidentale si riscontra col naturale buono, fa gli uomini perfetti e quasi divini. Ho detto molte volte, ed è verissimo, che piú è stato difficile a' fiorentini a fare quello poco dominio che hanno, che a' viniziani el loro grande; perché e' fiorentini sono in una provincia che era piena di libertá, le quali è difficillimo a estinguere; però si vincono con grandissima fatica, e vinte si conservano con non minore. Non è faccenda, o amministrazione del mondo nella quale bisogni piú virtú che in uno capitano di eserciti, sí per la importanza del caso, come perché bisogna che pensi e ponga ordine a infinite cose e variissime; in modo è necessario e prevegga assai da discosto e sappia riparare subito. 169. 57. 70. 4 F. Guicciardini, Dialogue on the Government of Florence, ed. 113. Però se vuoi che non ti intenda, bisogna ti guardi con grandissima diligenzia da' mezzi che lui usa, cioè non usando termini che gli possono dare sospetto; guardando come tu parli etiam cogli intimi tuoi, e seco ragionando e intendendo di sorte che non ti possa carcare; il che ti riuscirá se arai sempre fisso nell'animo, che lui quanto può ti circunviene per scoprirti. Piccoli princípi e a pena considerabili sono spesso cagione di grandi ruine o di felicitá; però è grandissi. La calcina con che si murano gli stati de' tiranni è el sangue de' cittadini; però doverebbe sforzarsi ognuno che nella cittá sua non s'avessino a murare tali palazzi. vi è una nuova dimensione: si chiude l'uomo politico e pratico - Guicciardini si chiude in se stesso e medita sulla vita e i comportamento umano: si apre verso una dimensione filosofica e diviene filosofo della storia, dopodiché non gli resta che passare alla storia. 48. 82. Implica la capacità di distinguere caso da caso, e di analizzare con ponderazione le varie circostanze ïテや��® non parte da principi universali o mira a ricette universali. Non furono trovati e' príncipi per fare beneficio a loro, perché nessuno si sarebbe messo in servitú gratis; ma per interesse de' populi, perché fussino bene governati; però come uno principe ha piú rispetto [a sé che] a' populi, non è piú principe, ma tiranno. 157. Quello che dicono le persone spirituali che chi ha fede conduce cose grandi; e come dice lo Evangelo, chi ha fede può comandare a’ monti ecc., procede perché la fede fa ostinazione. Osservai quando ero imbasciadore in Spagna apresso al re don Ferrando d'Aragona, principe savio e glorioso, che lui quando voleva fare una impresa nuova, o altra cosa di importanza, non prima la publicava e poi la giustificava, ma si governava pel contrario; procurando artificiosamente in modo che innanzi che si intendessi quello lui aveva in animo, si divulgava che el re per le tali ragione doverrebbe fare questo; e però publicandosi poi, lui volere fare quello che giá prima pareva a ognuno giusto e necessario, è incredibile con quanto favore e con quanta laude fussino ricevute le sue deliberazione. E in questa ultima spezie caggiono piú le republiche che e' príncipi, perché procede molte volte da essere divisi quelli che hanno a deliberare; in modo che, consigliando l'uno questo, l'altro quello, non se ne accordano mai tanti insieme che bastino a fare deliberare piú l'una opinione che l'altra; e questo fu proprio lo stato del '12. Né Alessandro Magno, né Cesare, né gli altri che sono stati celebrati in questa laude, usarono mai clemenzia per la quale cognoscessino guastare o mettere in pericolo lo effetto della sua vittoria, perché sarebbe forse piú presto demenza, ma solo in quegli casi ne' quali lo usarla non diminuiva loro sicurtá, e gli faceva piú ammirabili. Però la fortuna sua consisté in questo, che e' tempi suoi avessino bisogno di quella qualitá che era in lui; ma chi potessi variare la natura sua secondo le condizione de' tempi, il che è difficillimo e forse impossibile, sarebbe tanto manco dominato dalla fortuna. Non dico de' costumi perché può procedere dalla diversitá delle instituzione, ma de' gusti, de' cibi e degli appetiti vari degli uomini. Non repugna alla equalitá del vivere populare che uno cittadino abbia piú riputazione che l'altro, pure che la proceda da amore o reverenzia universale, e sia in facultá del popolo levargliene a sua posta; anzi, sanza simili puntelli male si sostengono le repubbliche; e buono per la cittá nostra se gli sciocchi da Firenze intendessino bene questa parte! Si crede e anche spesso si vede per esperienzia, che le ricchezze male acquistate non passano la terza generazione.
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